"Tavernola mia Patria"
Don Stefano Fenaroli nelle carte dell'archivio comunale
 
«La memoria è fondamentale perché, solo se si conosce il passato, si può progettare il futuro».
 
La frase è di Albert Einstein e si adatta bene al convegno dedicato a don Stefano Fenaroli, ideato e voluto dal Comune di Tavernola Bergamasca, credendo al recupero culturale della memoria del territorio, a cominciare dal riordino dell'archivio comunale, a me affidato e che è stato finanziato dalla Regione Lombardia.
Infatti le carte dei nostri archivi, spesso nascondono tesori di saggezza e conoscenza che vanno innanzitutto preservati con il riordino e l'inventariazione, quindi valorizzati, diffusi, resi pubblici e consultabili, coinvolgendo le agenzie culturali del territorio come le scuole, organizzando mostre documentarie, visite didattiche e seminari come questo.
 
L'occasione è importante per conoscere quanto si può trovare in un piccolo archivio di provincia.
 
Non sono uno storico, ma un archivista specializzato in informatica e database.
Il mio lavoro si ferma alla soglia della "ricerca della verità", compito epistemologico fondamentale per chiunque faccia ricerca e narrazione storica. Il mio è il contributo di chi riordina le carte e predispone gli strumenti per rintracciare le fonti che sono alla base della ricerca storica.
 
Quando l'infaticabile Gabriele Foresti, attuale vicesindaco, mi ha chiesto se vi erano delle carte in archivio su un certo don Stefano Fenaroli, mi sono ricordato che quel nome era spesso citato nelle carte e nell'inventario dell'archivio. Mi ricordavo alcuni fascicoli che paralavano dell'amministrazione dell'eredità di Stefano Fenaroli e in particolare un quadernetto, che mi aveva incuriosito. Riportava un lungo elenco di ritratti, proprio di don Stefano Fenaroli.
Quindi da buon archivista mi sono messo al lavoro, alla ricerca dei documenti su don Stefano Fenaroli conservati nell'archivio comunale. Ne ho trovati diversi, anche con l'aiuto della collaboratrice al riordino, la dr.ssa Paola Iocco che pubblicamente ringrazio.
 
La carte che lo riguardano si trovano per la maggior parte nell'archivio della Congregazione di Carità di Tavernola, che è conservato nell'Archivio del Comune. Altre carte, più poche, sono tratte dall'Archivio del Comune, come appare nell'inventario che possiamo rapidamente scorrere.
 
Don Stefano Fenaroli fu Francesco è citato in una deliberazione comunale dell'8 maggio 1868, in cui è incaricato di predisporre un programma e lo statuto per l'erezione dell'Asilo Infantile Rurale, essendo egli vicepresidente degli asili infantili di Brescia, insieme a don Antonio Fenaroli. Non ci risulta però se abbia effettivamente redatto lo statuto. L'asilo sorgerà molto più tardi, il 28 febbraio 1897, con il contributo della Congregazione di Carità e dell'Istituto Cacciamatta di Tavernola.
 
La maggior parte delle carte di don Stefano Fenaroli riguardano il suo testamento e la gestione della la sua eredità, poiché aveva lasciato tutti i suoi beni alla Congregazione di Carità di Tavernola.
Perciò avrei dovuto intitolare la mia relazione: "L'eredità di don Stefano Fenaroli", ma nel suo testamento egli espressamente dice "Lascio a titolo di legato alla Parrocchia di Tavernola, mia patria, lire mille da essere impiegate come credono il Parroco e la Fabbriceria".
Con queste parole e con il suo testamento don Stefano Fenaroli esprimeva tutto l'amore che riservava a Tavernola, la "sua patria" e che oggi i tavernolosi gli ricambiano.
 
Come riportano i giornali dell'epoca, era stata un'annata disastrosa quella del 1883 per le troppe piogge, ma in quegli ultimi giorni di agosto un caldo persistente stava rimediando almeno a un raccolto tardivo.
Don Stefano Fenaroli era molto malato da un paio di anni e in quell'estate il suo fisico, già provato,  non resse. La morte lo colse il 28 agosto 1883 all'età di 72 anni. Era già stato fortunato per avere raggiunto quella veneranda età, perché in quegli anni, data la grave mortalità infantile, la speranza di vita era di circa 6 anni.
Il testamento fu consegnato al notaio dal cugino di don Stefano Fenaroli, Francesco Foresti fu Vincenzo di Tavernola, che era stato nominato esecutore testamentario. A lui don Stefano aveva donato la "riscretizione" d'oro e la medaglia di Pio Nono contenuta nell'astuccio apposito regalatagli dala vescovo Verzeri di Brescia.
 
In archivio non disponiamo della copia originale del testamento olografo, ma solo della copia autentica del notaio Francesco Rosa di Brescia. Il testamento era stato scritto il 20 gennaio 1883 dallo stesso don Stefano Fenaroli fu Francesco con codicilli del 23 maggio 1883 e del 18 luglio 1883.
In seguito il notaio Rosa acquisirà agli atti testamentari anche un precedente testamento del 10 gennaio 1883, ritrovato il 13 novembre 1883 durante l'inventario della sostanza ereditaria.
Quel testamento olografo in realtà era stato annullato dalla successiva volonta di Stefano Fenaroli espressa con il testamento olografo del 20 gennaio 1883, ma non aveva abolito i codicilli del 2 e 19 aprile 1883, da lui scritti successivamente al 20 gennaio 1883.
Oltre a un lascito in denaro alla sorella della domestica Maria Fenaroli fu Giovanni per le cure prestate durante la malattia, lasciava i libri sacri a Vincenzo Foresti avviato al sacerdozio, figlio di Francesco Foresti di Tavernola, mentre volle che "gli altri libri d'arte [fossero] venduti e adoperati per oggetti di Beneficienza".
 
Dalla copia del testamento sappiamo che don Stefano era deceduto nella Casa ex Convento delle Grazie di Brescia, il 28 agosto 1883 e che il testamento olografo era stato scritto su una carta intestata all'Amministrazione e Direzione del Pio Ricovero Cacciamatta in Tavernola, attestando la sua responsabilità direttiva nell'istituto che assisteva i bambini orfani e bisognosi.
 
Nel testamento nominava erede universale la Congregazione di Carità ossia l'Istituto Elemosiniere di Tavernola nella provincia di Bergamo con queste parole:
"Erede universale di ogni mia sostanza sia mobiliare che immobiliare e crediti di qualsiasi genere viene da me istituita la Congregazione di Carità ossia Istituto Elemosiniere di Tavernola nella provincia di Tavernola coll'onere però di alcuni legati... e l'obbligo "colle sostanze e rendite da me lasciate, sovvenire le famiglie più povere e specialmente i poveri infermi... e che sia celebrato ogni anno un ufficio anniversario ... coll'aggiunta di numero trenta messe da celebrare ogni anno ... colla elemosina  di lire due italiane."
La domanda è perché aveva deciso d lasciare tutti i suoi beni alla Congregazione di Carità di Tavernola e non all'Istituto Cacciamatta che aveva diretto? Certamente perché desiderava aiutare in modo prioritario i poveri e gli infermi adulti e non gli orfani e i minori già assistiti dal Cacciamatta.
 
I legati erano destinati alle persone che gli erano state vicine durante la malattia: la domestica Elena Fenaroli fu Giacomo, sua sorella Maria, Giovanni Brescianini fu Francesco (che costantemente abitò con don Stefano) e a sua sorella Lucia a cui donava le sue reliquie ed il Crocifisso in gesso a titolo di memoria, Angelo Zani fu Bortolo e sua moglie Ernesta Alberti (che non potranno firmare perché analfabeti come erano analfabeti in Italia poco meno del 70%) per le cure prestate a don Stefano durante la malattia del 1882-1883, Claudia Fenaroli fu Giovanni, Elena Penol, poi lasciava mille lire alla parrocchia e alla fabbriceria di Tavernola da usare come credeva, mentre obbligava la Congregazione di Carità di Tavernola "colle sostanze e rendite da me lasciate, sovvenire le famiglie più povere e specialmente i poveri infermi... e che sia celebrato ogni anno un ufficio anniversario ... coll'aggiunta di numero trenta messe da celebrare ogni anno ... colla elemosina  di lire due italiane.."
 
Erano presenti alla lettura del testamento, consegnato dal cugino di don Stefano, Francesco Foresti del fu Vincenzo:
 
- il notaio Francesco Rosa fu Giambattista del collegio di Brescia
- il Pretore del Mandamento I di Brescia Tembrini Luigi fu Carlo di Verolanuova, domiciliato a Brescia
- il vice Pretore del Mandamento I di Brescia, Carlo Bertoletti di Giovanni nato a Quinzano d'Oglio
- Pilade Stefanoni d Bartolomeo nato a Monzambano, impiegato residente a Brescia.
 
Per comprendere l'importanza dell'eredità Fenaroli e il suo valore patrimoniale lo possiamo rapportare all'assistenza prestata durante il 1883 dalla Congregazione di Carità ai poveri di Tavernola. Furono distribuite 299 bollette di assistenza, mese per mese, per un totale di lire 1.10,75
 
[vedi il documento trascritto con i codicilli]
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Copia autentica dei Codicilli al testamento 10 gennaio 1883 [annullato dal successivo testamento ologroafo del 20 gennaio 1883] del fu don Stefano Fenaroli in data 2 e 19 aprile 1883 del notaio Francesco Rosa, in cui oltre a un lascito in denaro alla sorella della domestica Maria Fenaroli fu Giovanni per le cure prestate durante la malattia, lascia i libri sacri a Vincenzo Foresti avviato al sacerdozio e figlio di Francesco Foresti di Tavernola, mentre "gli altri libri d'arte venduti e adoperati per oggetti di Beneficienza".
 
[documento trascritto]
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Tavernola riscopre don Stefano Fenaroli, sacerdote e artista (nato a Tavernola il 23 aprile 1812 e morto a Brescia il 28 agosto 1883)

Margary Frassi, Dall'ECO DI BERGAMO di ven. 8 luglio 2005)

Tavernola Bergamasca ha riscoperto e rivalutato, in un convegno di studi, la figura di don Stefano Fenaroli, di cui sono state presentate le opere, i documenti e gli scritti inediti.
Promosso dall'Amministrazione comunale, con la consulenza scientifica della Fondazione «Civiltà Bresciana», il seminario si è svolto il 9 luglio 2005 alle 16 nell'aula magna delle scuole elementari.
Dell'eclettico sacerdote, nato a Tavernola il 23 aprile 1812 da un ramo dalla nobile famiglia Fenaroli, è stata messa a fuoco l'intensa attività di studioso di storia dell'arte, ma anche di pittore, scultore, incisore e maestro di pittura, nonché di oculato amministratore di due importanti opere pie a Tavernola e a Iseo, per conto dei Cacciamatta.
Dell'artista don Fenaroli restano disegni, ritratti a penna, a olio e in avorio, miniature, bassorilievi, sculture, aureografie, ora patrimonio di collezioni pubbliche e private. Sulla sua attività di pubblicista e sulla produzione artistica, hanno relazionato quattro ricercatori di «Civiltà Bresciana», tra cui il coordinatore Giuseppe Tognazzi che tratterà del rapporto di don Fenaroli con l'editoria artistica dell'Ottocento.
Una tavola rotonda che si è svolta con il sostegno di numerosi sponsor e che ha registrato, oltre al patrocinio della Provincia di Bergamo e della Comunità montana del Basso Sebino, quello della Regione che lo ha inserito nel calendario delle manifestazioni culturali degne di segnalazione.
Presidente degli asili infantili bresciani, confessore al santuario delle Grazie di Brescia, il sacerdote tavernolese fu anche autore di importanti pubblicazioni tra cui il «Dizionario degli artisti bresciani» edito nel 1877, di cui ha parlato Raffaella Belleri.
Un testo basilare per gli studiosi del ramo, come basilari furono i suoi studi su pittori di grande fama come il Moretto, il Foppa, il Romanino, i cui natali rivendicò a Brescia e non ad altre città come sostenuto da altri critici, anche autorevoli.
Ma il convegno ha presentato degli inediti: le opere manoscritte conservate presso la biblioteca Queriniana di Brescia, su cui ha relazionato Francesca Faustinelli, mentre Riccardo Bartoletti ha illustrato i ritratti in miniatura del "Taccuino Fenaroli", di proprietà di un privato che lo ha messo a disposizione. E' stato, inoltre, esposto un quadro a olio, restaurato e conservato nella sacrestia della parrocchiale di Tavernola, dipinto che don Stefano fece all'amico don Galeazzo Fenaroli, parroco dal 1832 al 1876.
Si è parlato anche del testamento del sacerdote, la cui copia fu rinvenuta due anni fa nell'archivio storico comunale di Tavernola da Bernardino Pasinelli incaricato dalla Giunta di riordinarlo e inventariarlo. È da qui che hanno preso il via le successive ricerche.
Sepolto nel cimitero monumentale di Brescia nell'agosto 1883, anno della sua morte, la lapide dell'illustre sacerdote tavernolese, su cui è inciso il solo nome, è stata ritrovata di recente dal gruppo di ricercatori coordinati dal vicesindaco di Tavernola Gabriele Foresti, anima e ideatore del convegno di domani.

(Margary Frassi, Dall'ECO DI BERGAMO di ven. 8 luglio 2005)