INVENTARIO
(1)
Parrocchia di S. Michele
Arcangelo di Belgioioso (PV)
Notizie storiche(1)
La nascita
di Belgioioso è certamente legata al castello, alla vicinanza
del fiume Po e del porto del Pissarello che per secoli è stato un punto di imbarco
e di attraversamento del fiume e alla strada romea che transitava lì vicino.
Infatti "sulla strada per Cremona, nella zona di Belgioioso, in
località Porcaria, è
documentato dal 1143 l'ospizio di S. Giacomo della Cerreta, afferente
alla canonica di S. Maria GualtieriAa.Vv., "Diocesi di Pavia", Ed. la
Scuola, Brescia, 1995, pag. 156; Crotti Pasi "Il sistema caritativo
assistenziale: strutture e forme di intervento" in SP III/1, Milano,
1992, pag. 385..(2)
In un
diploma del 1164 di Federico I si accenna alla località di Zoiosum (Belgioioso) che doveva essere una piccola "curtes". Un ordinamentum del 7 marzo 1268 del Capitolo di S.
Maria Gualteri, in copia autentica
nell'archivio parrocchiale di S. Leonardo, nomina per ben sette volte
il "castrum, villam castellaniam, locum" che formano il "districtus totius Poorcharie", citando anche "l'Hospitale Cerretae ed il Boschum CerretaeSulla chiesa e l'antico ospedale di S.
Giacomo della Cerreta si veda l'articolo "L'oratorio di S. Giacomo
della Cerreta" di Hermes Balducci, 1932, pubblicazione a cura del
Comune di Belgioioso, Lombardi Editore, Corteolona, 1990..(3) Anche i toponimi altomedioevali
di "Vaccaritia" e "Porcaria", con cui in questi documenti si indica la campagna di
Belgioioso, implicano l'allevamento di vacche e di porci, probabilmente per qualche curtes, per qualche monastero o per qualche
ospedale, come quello di
S. Giacomo.
In un
appunto di don Veneroni si accenna a gravi vicissitudini climatiche e
sismiche avvenute nel 1294
descritte con queste parole: "rovine di terra e di cielo funestarono le nostre regioni: pel
freddo acutissimo
morirono le viti, congelarono le acque del Po nelle quali transitavano carri ed armati, e forti terremoti scossero città
e villaggi e pel freddo rotti i vasi, il vino ch'entro eravi
congelò sì forte da abbisognare usare degli scalpelli
per romperne le masse".
Nel 1355 il
duca Galeazzo II Visconti, signore di Pavia dal 1359 a1 1378, sceglie
questa località come dimora di villeggiatura. Successivamente grazie al commercio,
ai privilegi del possesso ducale e alla costruzione del castello, datata 1371,
si sviluppa il primo nucleo abitativo di Belgioioso. Gian Galeazzo, figlio di Galeazzo II
Visconti, spesso dimora al castello di Belgioioso come si deduce dalla data topica delle lettere ducali.
Nello stesso periodo anche Pavia ha uno splendido castello e
così Stradella
viene munita di mura e di torre, mentre già dal 1342 Vigevano
può vantare un mirabile castello sempre per volontà dei Visconti. La nascita
di Belgioioso è dunque da mettersi in stretta relazione con l'ascesa viscontea.
I primi
riferimenti alla chiesa di S. Michele già dotata di un suo "claustro" e detta "maggiore", forse per distinguerla da una chiesa "minore" precedente o più piccola, si
trovano negli atti del notaio Negri Pagano di Belgioioso, conservati in due breviari
nell'Archivio Notarile di Pavia per gli anni 1430-1433'' (4).
Il paese
aveva il castello con la piazza, poche case, la chiesa, un'osteria e un
barbiere, tale magister
Paxinus de
Valvassoribus. Nei
testamenti si donano alla chiesa un calice e una campana ancora da fondere.
Il 28
settembre 1447 Belgioioso è già Comune con le sue
pertinenze, con organi direttivi ed esponenti che si relazionano con le
autorità cittadine. Si tratta di una "communitas", alla quale, come a Chignolo e a Costa, il Riguardati annuncia la
dedizione di Pavia allo Sforza e chiede l'elezione di sindaci, che entro
due giorni devono recarsi a prestare giuramento di fedeltà al
nuovo Signore e a firmare i nuovi capitoli che si sarebbero conclusi a favore dì ciascun
luogo: "Prudentibus
amicis carissimis Comunitati et hominibus Belzoiosi et pertinentarum".
La prima
menzione di carattere religioso ci è offerta da una visita fatta
alle parrocchie della diocesi dal sacerdote Amicus de Fossulanis in nome del vescovo Giacomo
Ammannati Piccolomini, che il 18 settembre del 1460 si porta a Filighera, la cui chiesa
è arcipretale, ossia a capo di altre chiese a lei sottoposte. Così interroga
l'arciprete Alberto Battagi: "Interrogatus quot capellas seu ecclesias habet sub eius cura, respondit quod habet
infrascriptas ecclesiam sancti Michaelis de Belzoioso", ed altre tre. Nel medesimo giorno il Fossulani,
omesse le altre chiese o cappelle, si reca a quella di Belgioioso che si trovava sul suo itinerario per
recarsi a San Zenone "et
reperit ad supradictam ecclesiam S. Michaelis de Belzoioso Presbiterum
Isach de Caffa Januensem qui eidem Ecclesie deservit in divinis iam mensibus sex preteritis. -
Interrogatus si habet licentiam respondit quod non. - Interrogatus quot
fructus percipit de
dicta ecclesia respondit, quod nullos nisi quod sibi promissum est de
mercede sachorum
XXIII frumenti et celebrat omni die ac habet animas L (50) sub eius
cura. Mandavit eidem ut non se impediat de celebrando et ministrando divina
sacramenta, nisi prius habuerit licentiam sub pena excomunicationis late sententie".
Il
visitatore trova presso la chiesa di Belgioioso, dedicata a San
Michele, il prete genovese Isacco De Cassa. Dunque la chiesa esiste
già. Una chiesetta per la cura di quelle anime che si trovano
dentro e fuori del
castello: in tutto cinquanta anime anche se il castello esiste
già da circa 90 anni. Probabilmente la dimora della corte dei Visconti, degli
Sforza e poi della famiglia Barbiano Belgioioso era saltuaria e rara, così che
nel Castello abitualmente non si trovano che i custodi e la
servitù necessaria
alla stretta manutenzione e alla disponibilità di poche camere
per uso pubblico (ubi redduntur iura).
La
popolazione che vive fuori dal castello evidentemente non può
trarre che una scarsa risorsa dal castello. Vive del lavoro della campagna, arida e incolta.
Qualche decennio prima di questa visita religiosa, Belgioioso è un
vicariato di varie terre poste nei dintorni: vicariato signorile
concesso in feudo dalla
Camera del Principe.
Ma la chiesa
non è una vera e propria parrocchia. Infatti l'arciprete di
Filighera, ossia Fellegaria: luogo delle felci, interrogato "quot capellas seu ecclesias habet sub
eius cura", risponde
che, tra la altre, c'è la chiesa di Belgioioso. Il parroco, pertanto, è
quello di Filighera, mentre il prete Caffa di Genova è un semplice incaricato. In questo secolo
la parola "capella" significa una chiesa che già si é
resa indipendente dalla
chiesa pievana, e si è fatta parrocchia, salvo un certo vincolo
di soggezione onorifica verso
di questa; ma la chiesa di Belgioioso è chiamata non già
"capella", ma semplicemente "ecclesia"; la circostanza del trovarsi lì
un prete forestiero che non ha nessuna facoltà dal Vescovo o dal vicario di questo, di esercitare il ministero sacerdotale, dice
chiaramente che il Caffa di Genova, non è il parroco e che la chiesa di Belgioioso non
è ancora una parrocchia.
L'esiguo
numero dei fedeli non è molto importante perché le
parrocchie allora esistevano anche con un numero minore. Ma esso è un
importante dato statistico per la storia successiva. Il Fossulani nella
usa visita si trattiene a
Belgioioso forse pochi minuti perché c'è poco da vedere.
Egli non chiede se vi sia il battistero e se sia in ordine perché evidentemente per
i battesimi ci si recava ancora alla chiesa arcipresbiterale di Filighera,
distante meno di un chilometro; e se ne va, dopo aver imposto a quel prete assistente forestiero il divieto
assoluto di dire la messa e di amministrare i sacramenti fin che non avrà ottenuto le facoltà
necessarie dall'autorità vescovile. È chiaro dunque che
se in questo frattempo, si verificherà
qualche caso urgente di ammalato o di battesimi, si dovrà
ricorrere al vero parroco, quello cioè di Filighera. Dato il numero esiguo delle "anime"
sorprende che l'assegno promesso al prete sia di 23 sacchi di frumento all'anno. Forse
1'espressione "sibi
promissum est de mercede sachorum XXXIII frumenti" va intesa come una decima imposta
sopra un complesso di 23 sacchi di frumento, perché la minuscola communitas Belzoiosi
nell'anno 1460 è ancora alle sue origini.
Il 12
novembre 1491 il conte Carlo Barbiano di Belgioioso fa costruire la
chiesa della Vergine del Morone
posta di fronte al castello, che sino al 1869 accolse le salme dei
conti, e concede ai francescani minori osservanti un grande latifondIn Archivio di Stato di Milano, Fondo
Culto Parte Antica, cart. 1710 - Parte Moderna, cart. 2575.(5) su cui sorse il convento di S.
Maria della Grazie, con 18 celle e una splendida chiesa goticaL'atto di donazione è attestato
anche nel vol. I delle "Famiglie notabili milanesi", Milano, 1875.(6)
Nella visita
pastorale del 1564 di Ippolito de Rossi e del vicario Cavalli, si
accenna alla presenza in Belgioioso
dei Disciplini di Maria Vergine(7) e della Scuola della Dottrina
Cristiana.(8)
Nella visita
apostolica di Angelo Peruzzi del 23 agosto 1576 risulta che la
parrocchia di Belgioioso si estendeva entro un raggio di mezzo miglio ed era parte del
vicariato di Pieve Porte Morone. Il curato dice: "Animae a comunione sunt numero
octingentarum vel circa";
se a queste ottocento anime da comunione aggiungiamo i bambini e i fanciulli inferiori ai 10
anni, probabilmente la cifra è di mille abitanti. Perciò Peruzzi,
meravigliato di trovare un prete solo, chiede "quomodo se gerat idem curatus quoad numerositatem animarum curae
eius subiectarum, cum sit solus nec facile sit credere quod tempore confessionum et communionum
generalium valeat cunctis satisfacere et aliis in casibus qui saepius inopinate accidumt presto
esse..." gli risponde
il prete, Antonius de Ragogio, dicendo che egli fa del suo meglio e che trova aiuto
prezioso nei frati francescani di S. Maria delle Grazie, "del convento dell'Assunzione".
Da questa
visita emerge che la chiesa di Belgioioso, pur con un prete solo,
è ormai parrocchia poiché la dizione "Ecclesia Parochialis loci Belzoiosi" è posta come intestazione
alla visita e si parla di parrocchiani,
segnalando la presenza del battistero. La parrocchia ha i suoi confini:
"limites porochiae sunt per medium miliarum circa ab ipsa
ecclesia distantes".
Ciò vuol dire che il suo territorio giunge quasi alle soglie della chiesa
parrocchiale plebana di Filighera da cui Belgioioso dipendeva.
Che il
curato parroco non sappia esattamente il numero delle anime da
comunione della sua cura, nessuna
meraviglia: siamo nei primi anni di applicazione del Concilio di
Trento, che obbliga alla tenuta
del registri di nozze; onde l'amorevole consiglio del visitatore fatto
al Ragoggi di provvedere un bel quaderno in folio e di procurare "singulis annis describi doli capaces" ossia che faccia lo stato d'anime del fedeli oltre i sette anni.
In Archivio Parrocchiale, però si sono conservati i registri di
stato d'anime a partire
dal 1684, mancando il primo reg. dal 1665 al 1670 descritto da don
Veneroni a pag. 21 della
"Chiave dell'Archivio".
Da
sottolineare la costante povertà della chiesa e del curato.
Infatti il visitatore deve constatare "difficile provideri posse de alio capellano et coadiutore
propter ecclesiae tenuitatem et etiam parochianorum inopia" i quali parrocchiani offrono al
parroco solo un poco di frumento e di legumi; e si tratta di offerte rare ed incerte.
Non c'è dunque un beneficio parrocchiale. La chiesa non è
una parrocchia nel senso
pieno quale noi lo intendiamo, ossia con un beneficio sufficiente, pur
avendo tutta la
giurisdizione parrocchiale e tutte le funzioni sacramentali.
Perciò
i 23 sacchi di frumento della visita del 1460 o non sono stati dati
come promesso, oppure si devono
intendere come una semplice decima sopra un totale di sacchi 23; decima
da ravvisare forse in quel
poco frumento che i fedeli offrono ora al curato Ragoggi, il quale "Interrogatus et examinatus se expertum et satis edoctum ostendit in
administratione sacramentorum" e i fedeli se non lo soccorrono, almeno lo lodano "quia est sollers".
Esponente di
tanta povertà è il fabbricato della chiesa, identico a
quello del secolo precedente, con la sagrestia praticata nel pianterreno
del campanile, con gli arredi sacri poverissimi e appena tollerabili, col cimitero
posto dinanzi alla chiesa senza un qualsiasi cancello.
Da tutto
questo appare evidente che i conti Belgioioso non furono mai patroni
della chiesa di Belgioioso,
perché le visite pastorali dei vescovi lo avrebbero certamente
segnalato. Invece nelle vicinanze
di Belgioioso, la Torre degli Scanati, Turris Scanaturum, un piccolo nucleo abitato, era stata
eretta in parrocchia dal
vescovo Guglielmo III Centuario, sin dal 2 novembre 1394, staccandosi
dalla chiesa di
Fellegaria, per merito della nobile famiglia Negri, che ne aveva
assunto il patronato tanto che al piccolo borgo aveva dato il proprio nome di Turris Nigrorum. Eppure Belgioioso nel sec. XVI era più grande dell'umile Torre de'
Negri, rimasta un villaggio di pochissime centinaia di contadini. Dunque alla chiesa di Belgioioso
mancò il sostegno della Casa feudataria.
Pochi anni
dopo la visita del Peruzzi, la terra di Belgioioso è funestata
dalla presenza di un sanguinario tiranno: il conte Galeotto Belgioioso (1590-1614).
La
popolazione di Belgioioso, seppure numerosa nel sec. XVI, fu sempre
povera. Viveva all'ombra del castello, ma non del castello. Viveva del lavoro dei campi
che essa andava dissodando e bonificando e del commercio la cui importanza
è rimarcata dall'approvazione imperiale del mercato di
Belgioioso del 2 gennaio
1546Aa. Vv., Il mercato di
Belgioioso, Grafica Belgioioso, 1997.(9)
Nella visita
di monsignor Peruzzi del 1576, già citata, vengono segnalate
l'esistenza della confraternita del SS. Sacramento, controllata dalla famiglia dei nobili
Barbiano ed eretta canonicamente il 14 giugno 1608(10), quella dei Disciplini poi
Compagnia del Suffragio, fondata il 5 settembre 1594, la confraternita della Concezione e la
Compagni di S. Francesco erette nella chiesa dei frati, quella del Rosario con atto d'erezione del 6
maggio 1609, e la chiesetta di Motta San Damiano sempre in territorio parrocchiale, tenuta da uno
dei Cavalieri di Gerusalemme, Bartolomeo Fiamberto. Inoltre in paese è presente un "Ludimagister", ossia un maestro di scuola, che non
ha fatto ancora la sua regolare professione di fede e perciò non può iniziare
il suo ufficio. Probabilmente non svolgeva un servizio privato, ma agiva per conto
dell'autorità comunale. A Belgioioso c'è già una
scuola religiosa, forse la stessa
esistente almeno tredici anni prima, la "Scuola della Dottrina Cristiana" alla quale recava aiuto e perfezione la Compagnia di Milano,
ancora retta dal pio sacerdote Castellino da Castello: una delle prime tra i borghi rurali. È
vero che essa era di natura essenzialmente religiosa, ma con la
diffusione dei libricini
della Dottrina Cristiana promoveva una minima alfabetizzazione
contribuendo al saper leggere.
Del curato
Cesare Verzellati, entrato in Belgioioso il 1° gennaio 1592 non
abbiamo traccia.
La cura
d'anime torna ad essere riassunta, come nel sec. XV, dal parroco di
Filighera poiché si verifica una vacanza sino al 1604, certamente dannosa per il paese,
forse dovuta alla presenza in quegli anni del temibile Galeotto Belgioioso.
Desolante
è lo stato nel quale trova la vecchia chiesa un delegato
vescovile nel 1603; una popolazione di almeno mille anime non è
convenientemente assistita: altari senza croci, senza candelieri, i recipienti metallici degli oli sacri
spariti; l'eucarestia non si conserva, in barba alle prescrizioni tassative del Concilio di Trento; la
messa è celebrata solamente nei giorni di festa: peggio dello
stato in cui si trova
oggi un oratorio di aperta campagna. A documentare la rozzezza del
tempi e i sentimenti d'umanità
affievoliti in quei momenti duri, sta il cimitero, disteso dinanzi e
intorno al fabbricato della chiesa: i morti gettati alla rinfusa in fosse poco profonde,
come in tempo di peste.
I due
parroci che vennero dopo il 1604, non fecero lunga dimora.
Un
inventario dei beni della chiesa documenta la sua miseria: le rendite
fisse di tre cassette, in stato di rovina, sono di poche lire, i paramenti logori e indecenti,
di due messali uno mancava di molte carte, le poche altre suppellettili erano
fuori uso.
A ricordarci
la povertà dei tempi citiamo il legato Buffa del 30 marzo 1630 i
cui beni furono investiti dal
conte Pietro Francesco Barbiano a Gio. Domenico Roneghi "sendosi abbruggiata la casa sua coperta di paglia".
Per fortuna
però il paese dal 1625 è assistito da un parroco che
è forse il migliore tra quanti, nei tempi passati, avevano retto questa chiesa:
Ottaviano Antamori. Proveniente dalle Marche, precisamente dal borgo di Porchia in Montalto Piceno,
era nato nel 1598 da genitori che erano nobili. E per fortuna della popolazione rimase ben 50 anni,
perché, confortata e assistita da questo eccellente prete, essa
passò le bufere
più tempestose della sua esistenza: la carestia, la peste e la
guerra.
La carestia,
per l'insipienza del governo spagnolo e per l'avidità degli
incettatori, infuriò anche nelle campagne, dove appunto costoro si
recavano per accaparrare il grano. Essa durò in Belgioioso per
tutti gli anni 1626-1629.
La miseria era tale che nelle stalle e sotto il porticone, non era raro trovare, alla mattina, degli infelici morti di fame
e di freddo; tra essi molti erano dei paesi circonvicini e dell'Oltrepò, nella speranza di
trovare un pezzo di pane. Il Porticone, posto di fronte al castello, chiudeva la piazza olmata aperta al
pubblico, anche se era di proprietà dei Conti. Oltre il
Porticone c'era ad angolo
retto la Stallazza, ossia la "Stallalunga". Anche questa era un ricovero
ordinario del mendicanti
che di qui passavano negli inverni più rigidi degli anni della
carestia e che al tempo della guerra del 1654-1656 erano soprattutto soldati sbandati o
dispersi.
Quando nel
settembre 1630 a Milano la peste cominciò a decrescere, comparve
a Belgioioso con alcuni casi
di morte soprattutto in ottobre e novembre, diminuendo in dicembre, per
riprendere nel 1631 dopo una
scomparsa momentanea, in forma più benigna. Il fenomeno,
magistralmente descritto nei Promessi Sposi, si riprodusse in proporzioni
minori anche a Belgioioso: pratiche superstiziose, occultamento di ammalati e di cadaveri; seppellimenti
negli orti e nei campi, mancanza assoluta di provvidenze sanitarie; e qui per fortuna
agì il parroco Ottaviano Antamori. Nei registri di morte,
firmati sempre da lui,
sono consacrati alla memoria i nomi dei morti di peste sepolti nel
cimitero; ma di quelli sepolti negli orti non è rimasta traccia. La chiesetta della
frazione campestre di S. Margherita, eretta, proprio nell'infuriare del contagio, in luogo
di una più antica, appartenuta all'Ordine di Malta e da cui
forse proviene
l'interessante coperta di evangelario in metallo e smalto non
posteriore al sec. XIII conservata al Museo Civico di Pavia,(11) accogliendo i morti di peste,
è ancor oggi testimone del flagello. Ma non è il solo: altri due cimiteri
esclusivamente per i morti di peste si aprirono: uno nella via per
Genzone e un altro a S.
Giacomo in Porcaria, solennemente benedetto dal curato Antamori, che
accolse la maggior parte
delle vittime, perché là il contagio infierì
maggiormente.
Le cure
sanitarie erano prestate da un barbiere, Pietro Vercellati, che non
poté salvare se stesso, anch'egli colto e ucciso dalla peste. Nell'anno seguente il
male riapparve in forma più mite, poiché nei registri parrocchiali l'espressione "peste infectus" è seguita dalla forma
dubitativa del punto interrogativo.
La guerra
del 1654-56, combattuta tra spagnoli e imperiali da una parte e
Francia-Savoia e duca di Modena
dall'altra, produsse tali rovine da muovere a compassione persino il
fisco spagnolo che, alle rimostranze
e querele del conte Lodovico Gambarana, oratore di Pavia a Milano,
rispondeva benignamente: "Haesitari
non potest cum omnibus notum sit quaenam flagella allo praeterito passa
sit Civitas Papiae
una cum illius Provincia tam Lumellinae quam Principatus et Campanerum
ob Gallorum incarsionem".
A Belgioioso
erano rimasti solo i frati, ma a loro danno. Qualcuno incontratosi con
i soldati sbandati, venne
ucciso. Le case vennero saccheggiate. Poi, per anni interi soldati
disertori o dispersi batterono la campagna, commettendo furti, spoliazioni, assassini; qualcuno
però si adattò a mettersi a servizio presso le famiglie, specialmente al
porto del Pissarello e a S. Giacomo della Porcaria. Infatti nel registro dei morti, sempre tenuto dal
parroco Antamori, si trovano i nomi di alcuni servitori ed ex soldati modenesi e francesi.
La
località del Pissarello era fiorente nel secolo XVII e i suoi
pescatori con i loro statuti facevano un solo paratico, ossia corporazione, con
i pescatori di Pavia, della Motta S. Damiano e della Zelata di BereguardoP. Pavesi, Il Paratico dei Pescatori,
in Bollettino della Società Pavese di Storia Patria, a. V, 1905.(12)
Lo storico
Pirogallo, occupandosi anche delle sorti tristi dei dintorni, ci
conferma l'assedio di Pavia del 1655 con un chiaro cenno: "... marchiò il dì
quattordicesimo di luglio (1655) il principe di Savoia alla volta di S. Angelo, di Belgioioso
e di Corteolona spogliando la soldatesca e depredando quelle campagne con empietà barbara;
vi furono truppe e fu senza saputa del Principe, il quale come tanto pio quanto generoso avrebbe
severamente punito una così esecranda operazione; ma in un
esercito numeroso
e di molte nazioni e non cattoliche tutte, un generale ancorché
santo né tanto può sapere né a tutti i disordini
rimediare...". La zona
era battuta dalle soldatesche perché il Po è vicino e
secondo gli ordini c'era
da impedire o favorire il passaggio del Po alle imbarcazione.
Nel 1647,
cioè tra la peste del 1630 e le guerre del 1654-1656, la
popolazione raggiungeva le 1600 anime. Così dice lo stato d'anime di quell'anno che
è la fonte più ufficiale che esista: nell'anno 1460 vi erano 50 anime; nell'anno 1576 vi
erano 1000 anime e nell'anno 1647 si passava, nonostante la peste a 1600 animePeccato che questa indicazione,
riportata da Luigia Suardi, non trovi conferma nei registri di stato
d'anime perché, per questo periodo, risultano attualmente
mancanti.(13) L'incremento
a ritmo accelerato è indice che la popolazione andava
abbandonando le malfide
bassure della valle di S. Giacomo della
Porcaria, insidiate e poi invase dal Po, per recarsi a una sede più stabile e più
sicura; e che la popolazione traeva il sostentamento dalle terre che
andava man mano
dissodando e coltivando in modo sempre migliore e sopra una zona sempre
più vasta. Di quei tempi
rimane un esempio vivo nella Zagonara.
Il parroco
Antamori, non scoraggiato dalla carestia né dalla peste, prese
l'iniziativa di una nuova chiesa sullo stesso luogo di quella antica ormai in rovina.
Così è descritto nel registro dei battesimi del primo aprile 1644, "...pulsata campana", convennero nella
casa parrocchiale i rettori della Comunità e 24 altre persone, "in quorum potestate
stat omnis resolutio facienda in utilitatem Communis" e molti altri. E si convenne di rinnovare la
chiesa antica. Si elessero due procuratori che si obbligarono in solido a condurre a termine la
fabbrica, dando a garanzia il proprio nome e le loro proprietà.
È vero che non
mancarono le difficoltà, tra le quali, gravissima quella di
Giampietro Villani e Giandomenico Roneghi i quali, per commissione del conte Francesco
Barbiano, protestarono che né essi personalmente, né
l'illustrissimo conte avrebbero dato per la nuova chiesa il becco d'un
quattrino. Tuttavia il 25
dello stesso mese, dopo la processione solenne delle Rogazioni Maggiori
di S. Marco, cui partecipò
tutto il paese, venne posta solennemente la prima pietra che, benedetta
dal parroco Antamori, fu
collocata dalle mani stesse dei conti Carlo e Pietro Francesco e dai
due figli del primo, i conti
Lodovico e Giovanni. Evidentemente l'animo dei conti, prima avverso, si
era felicemente mutato ed
essi concorsero alla maggior parte delle spese, mentre la
Comunità, stremata dalla carestia e dalla peste, avrebbe provveduto al trasporto
del materiale.
Tuttavia
l'impresa non era da poco e forse il sussidio dei conti non fu
continuativo e nemmeno così cospicuo da poter pretendere il diritto di Patronato,
perché la chiesa di Belgioioso, proprio di fronte al superbo castello, restò
patronato del Comune e non dei conti. Infatti non appare nelle antiche raffigurazioni del castello.
Ed è
la medesima chiesa attuale, salvo il prolungamento del presbitero e del
coro dovuto al prevosto Veneroni
nel sec. XX. Un edificio ad una sola grande navata, con cappelle poco
profonde e piatte, alle quali
si appoggiano gli altari. È ancora in uno stile cinquecentesco e
reca nella fronte movimentata, bellissime lesene e capitelli di terracotta, scoperti sotto
un leggero strato di calce, restaurati e messi in luce. E conserviamo ancora il nome del
progettista della nuova chiesa il magister a muro Francesco Fossati di Merate in provincia di
Lecco. La maggior parte degli operai non era di Belgioioso, ma
bensì brianzoli.
Forse la popolazione di Belgioioso era allora tutta di contadini.
L'opera
durò dal 25 aprile 1644 al 16 settembre 1647. Quando fa
ultimata, il buon Antamori si credette in diritto di scrivere: "sicut videtur, invitis nolentibus,
constructa est", forse
alludendo proprio ai
nobili che avevano all'inizio ostacolato l'impresa. Ma probabilmente i
nobili Belgioioso hanno altre volte ostacolato la parrocchia, privilegiando la "loro"
confraternita, la "loro" chiesa della Madonna del Morone e il "loro" convento dei frati.
In alcune cronache parrocchiali del sec. XIX vi sono degli accenni piuttosto espliciti a questo
atteggiamento dei conti di Belgioioso, ritenuto la principale ragione del fallimento del progetto di
ampliamento della chiesa della prima metà del sec. XIX.
Se la chiesa
non è una cospicua opera d'arte, certo è di buon gusto,
con senso della misura e dalle proporzioni armoniose. E la si può paragonare alla
chiesa della Madonna del Morone che è più modesta di proporzioni - al fianco sud
del Castello e vicina alla Chiesa dei Frati. La chiesa del Morone, dovuta ai conti di Belgioioso Carlo e
Pietro, eretta dal conte Carlo Barbiano nel 1491, fu ampliata nel 1692 dai figli Lodovico e Giovanni. Ha
l'ingresso protetto da un atrio a porticato che invita a sedere il pellegrino stanco della strada. Si
chiama così per un affresco facente da pala all'altare, è
incorniciata di buoni
marmi, mentre il pallio dell'altare è adorno degli stemmi dei
Barbiano di Belgioioso.
L'infaticabile
Antamori nel 1664 dotò l'altare maggiore della balaustra e nel
1670 innalzò il campanile sul medesimo fondamento di quello antico, forse dovuto al
conte Carlo Barbiano nel 1489. Si tratta del campanile attuale, nelle sue forme
architettoniche, di cui è stato rifatto nel 1928 il coronamento
con una cupola emisferica
per renderlo più alto.
Il 27
gennaio 1675 don Antamori si spense all'età di 77 anni, carico
di meriti e di onore.
Nel 1685 fu
fatta la campana più piccola; la più grossa è del
1592; la mezzana fu fatta nel 1687. Su tutte e tre le campane vi sono le
parole "Communitas
Belgioiosi". Vi era
anche lo stemma dei Belgioioso
che, con i moti rivoluzionari francesi, il 1 febbraio 1797, fu tolto
dalle due più grosse e lasciato su quella più piccola. Nel 1828 furono fuse 5
campane dalla ditta Cormerio di Milano, costate lire 28.000. Nel 1928 furono di nuove
rifuse, unitamente al coronamento del campanile che fu opera dell'architetto Carlo Morandotti di
Pavia, dell'ing. Prospero Barigozzi e dei fratelli Monti falegnami.
Nel 1696
è stata fatta la sagrestia nuova con i magnifici armadi di noce
tutt'oggi esistenti.
Emblematica
la richiesta del 18 febbraio 1705 del governo di Pavia indirizzata al
parroco per indurre a "rimettersi al servizio volontariamente" i soldati disertori, che si erano
rifugiati nella chiesa di Belgioioso
perché non volevano fare il "Reale Servizio".
Dalla fine
del sec. XVI a tutto il sec. XVIII, le confraternite si diffondono in
tutta la diocesi di Pavia, in
sintonia con fenomeno che appare generalizzato e assai diffuso,
organizzando e gestendo innumerevoli
attività assistenziali che affiancano e sostengono lo sviluppo
economico e demografico del sec. XVIII. In particolare a Belgioioso la confraternita del
Santissimo riceve nel 1689 dal principe Pietro Barbiano un legato, che poi si
chiamerà Canatera, di mille lire perché assista i malati
poveri con medicine e
cibo per lire 300, eroghi ogni anno 4 doti di 60 lire l'una alle
ragazze povere, faccia celebrare
messe di suffragio, assuma un cappellano per la messa in aurora e paghi
560 lire a un maestro
prete per la scuola ai ragazzi del paese. Un altro legato dispone 300
lire per aiutare tutti i poveri
bisognosi.
Nel sec.
XVIII nasce in Belgioioso fra Domenico Sanguini, morto in odore di
santità. Nella sua breve e avventurosa esistenza (1723-1761) si trovò ad offrire
la sua vita in cambio di alcuni prigionieri cristiani in mano turca e un'altra volta per la
liberazione del prete genovese Giovanni Toso sequestrato dai pirati barbareschi, anche se lo scambio non
poté avvenire.
Per questi
anni una interessante testimonianza ci è offerta dai verbali
delle sedute della confraternita del Santissimo Sacramento dal 1723 al 1759.(14)
Nel 1750 fu
fatto il baldacchino solenne, pagato con elemosine e costato Lire
2.099,9 e Soldi 7.
Nel 1761 a
Belgioioso vivono ben otto preti e quattro chierici, segno dello
sviluppo poderoso e in parte parassitario del clero, uno dei motivi e dei bersagli della
incipiente rivoluzione francese. Oltre al parroco Antonio Zucchi di 51 anni, vi
sono altri tre preti del clan familiare dei Ravizza, tutti e tre ordinati a titolo di cappellania
vitalizia con supplemento di patrimonio, due preti della famiglia Della
Bianca, anch'essi ordinati
a titolo di cappellania più il patrimonio personale (uno gode
una cappellania di
giuspatronato familiare, l'altro - il coadiutore, anch'esso con una sua
cappellania). Vi sono poi altri due preti, G. B. Criminali, figlio di un dottore fisico, e
Giuseppe Carrera, entrambi titolari di cappellanie. La domanda di servizi
religiosi è molto cresciuta in messe festive e quotidiane, oltre
che nelle cappelle della
parrocchiale, anche nei cinque oratori della vasta parrocchia: S.
Margherita, S. Giacomo,
S. Domenico, S. Rocco, Beata Vergine del Morone. Poi vi sono le
celebrazioni per le confraternite,
diventate cinque, la Confraternita dei Disciplini, quella del
Santissimo, quella del Rosario,
quella del Suffragio e quella della Dottrina Cristiana; le messe dei
numerosi legati sia della parrocchiale
che dell'oratorio del Morone. Inoltre le anime da comunione sono
passate da 800 a 1795.
Il 28
ottobre 1766, la chiesa di Belgioioso viene eretta a chiesa
Prepositurale con il beneficio e lo ius patronato da parte della comunità. Nella
visita pastorale del vescovo Angelo Ramazzotti del 24 ottobre 1834, è riportata la
dichiarazione dell'erezione in beneficio col titolo di Prepositura del
1766: "Dall'anno 1766 retro essendo stata la
Cura Parrocchiale di Belgioioso mercenaria, ed il Parroco della medesima col semplice titolo di
curato mercenario Nuncupativo, col ius patronato della nomina della Comunità di Belgioioso.
Vacata detta cura per la spontanea dimissione fatta dal M. R. Signor Canonico Don Antonio Zucca e
desiderando la Comunità suddetta che fosse eretta la detta Cura Parrocchiale in Beneficio perpetuo
Prepositurale Nuncupativo e che il parroco fosse condecorato col titolo di Prevosto Nuncupativo,
riservato però lo ius patronato alla suddetta Comunità di Belgioioso per la nomina del Parroco,
obbligandosi la medesima con gl'infrascritti Cassinaggi d'assegnare la congrua al nuovo Parroco, come tutti
gli successori in perpetuo, tutto ciò che è sempre stata
solita la detta
Comunità e Cassinaggi a dare e pagare a tutti i Parrochi di
Belgioioso; cioè per ogni copia di coniugati, in Belgioioso, una mina
colma di segale, ed il fittabile di Belgioioso con tutti g1i suoi obbligati, come per tutti gli
Coniugati della Comunità di S. Margherita, S. Giacomo della
Cereda e del
Pissarello, Cassinaggi di detta Parrochia, tutti questi una mina colma
di frumento per ogni copia, nel tempo del raccolto..."
Il patronato
popolare o comunitativo, che assegna ai capifamiglia la nomina del
parroco, era molto diffuso
in tutta la Lombardia. Nella campagna pavese sono ben 32 le parrocchie
in cui il parroco è nominato
dalla comunità. A Belgioioso tale diritto è durato sino
al 1994.
Nel 1769 la
parrocchia era inserita nel vicariato di San Leonardo.
Il 28
settembre 1770 fu terminato il nuovo altare maggiore in marmo,
realizzato dai fratelli Giuseppe e Apollonio Colombara di Viggiù, costato gigliati 30
senza le altre spese, tutte pagate con le elemosine del popoloIn archivio vi è la cronaca di
questo e altri interventi dal 1769 al 1809: Archivio Parrocchiale,
cart. 18, fasc. 1 in armadio 4, ripiano 3.(15)
Nel 1772
è stato fatto l'organo che costò gigliati 110 senza le
altre spese, poi risistemato negli anni 1806-1808, nel 1828, e ripulito nel
1909-1912, con ulteriore progetto del 1882.
Nel 1784 fu
comperato l'ostensorio nuovo di puro argento al costo di L. 1.100.1.3
compreso l'astuccio di L.
76,25 per un totale di L. 1.178,88. Per l'acquisto di questo
ostensorio, non essendo state sufficienti le elemosine, fu venduto l'ostensorio vecchio del
peso di libbre 24 e mezzo ad un importo di L. 276. Furono anche vendute le corone
d'argento della Madonna e del Bambino del peso di libbre 12 a L. 88.
Nel 1785 fu
fatto l'ostensorio di rame argentato del costo di L. 84,20 e le corone
della Madonna e del Bambino
per L. 28,22.
Nel 1786,
con l'avanzo del denaro ricavato dalla vendita dell'ostensorio e dalle
corone d'argento è stato fatto l'altare in marmo di S. Giuseppe.
Nel 1788 si
acquistò il paramento intriso di spolino d'oro su fondo bianco
con continenza simile ad un'altra
intessuta d'oro e d'argento, dono di
Giuseppe Alberico Belgioioso.
La
rivoluzione francese giunse anche a Belgioioso. Il 1 febbraio 1797 con
l'invasione delle truppe francesi
si tolsero le insegne nobiliari dalle campane della parrocchia. Vana fu
l'opposizione de parroco,
don Carlo Ricci, il quale anzi fu costretto a far levare gli stemmi
gentilizi dei conti Belgioioso dagli stessi preziosi paramenti sacri.
Si comprende
perciò il movimento così detto dei "villani", capeggiato anche dai parroci -
quello di Samperone venne
preso e "giustiziato" dai francesi che, entrati con zappe e badili in
città avevano per poche
ore avuto il sopravvento sul piccolo presidio francese; e si comprende
il gesto del belgioiosino Natale
Barbieri che, impadronitosi dei quattro cannoncini che Alberico teneva
per ornamento nel castello,
li conduce a Pavia per rafforzare il movimento insurrezionale,
movimento incomposto che assaltò
le case per farsi dare cibo da contadini tranquilli e paurosi.
Nel suo
periodo di permanenza al castello di Belgioioso, il Foscolo ricorda
soprattutto il prevosto don Celestino Ravazzoli, perché nelle domeniche si recava,
nel pomeriggio, a udirne le prediche e le spiegazioni della dottrina cristiana,
fatta dal pulpito nella chiesa parrocchiale; e forse il Foscolo vi era attratto dall'ordine e dalla
limpidezza che questo degno sacerdote aveva nello scrivere e nel
parlare. E così
rompeva la noia della vita nel castello.
Il conte
Alberico Barbiano Belgioioso, direttamente o indirettamente, fece molto
per il paese, prosciugando
nelle terre di sua proprietà le paludi delle "Mortizze" del Po,
sterili e malsane, rafforzando
gli argini protettori dalle insidie del grande fiume, bonificando
larghi terreni - "canale
Alberico" - aprendo una scuola per i bambini
dei suoi coloni in Belgioioso, il che fu come l'annunzio della futura scuola elementare.
La sua tomba
e quella di suo padre si trovano nella chiesa parrocchiale in stile
neoclassico, addossate a due
pareti.
Nel 1806, in
occasione del cambio delle campane pubbliche, diventate stonate e
dissonanti, e sostituite con
un ottimo concerto, il principe di Belgioioso Alberico XII ha offerto
la seconda campana del vecchio
concerto e l'ha fatta rifondere più piccola dalla ditta Uslenghi
di Pavia, donandola alla Chiesa.
Il 18
settembre 1814 si fece la nuova Via Crucis e fu esposta in chiesa, il
cui costo, tutto compreso, fu di L. 124 e soldi 14 di Milano e la spesa fu pagata da una
persona che volle essere tenuta segreta.
Da una
cronaca dell'epoca veniamo a sapere che il giorno 9 e 10 ottobre 1828
in Belgioioso "abbiamo avuto alcune grandi scosse di
terremoto che perfino tutto il paese era in scompiglio. E fu
così forte la prima scossa che ha fatto crepare il volto della chiesa ed il
cornicione maggiore presso il Suffragio. E ha fatto anche smuovere un mattone
del torrino di mezzo alla facciata della suddetta chiesa. Cominciò alle 3 ant."
Negli anni
successivi si intensifica l'azione caritativa della parrocchia verso i
poveri con elargizione di elemosine
e l'assistenza gratuita del medico.
Nel 1828 una
nota segnala il suono della campana per la chiusura serale delle
bettole.
Significativa
delle misere condizioni della popolazione contadina, la lettera
pastorale del 13 marzo 1847
che concede il permesso ai poveri di Belgioioso di lavorare nei giorni
di festa in deroga al precetto
festivo.
Nel 1860
sono riparate le campane e nel 1888 è annullata la tassa sul
suono della campana.
La seconda
metà del sec. XIX e la prima metà del sec, XX sono
periodi di fervore e attivismo per l'associazionismo cattolico: il 30 nov. 1875 viene eretta
l'associazione religiosa delle Figlie di Maria, poi quelle della Sacra Famiglia, delle
Madri Cristiane, della Beata Vergine del Carmine, dell'Unione Donne Cattoliche, dei Terziari
francescani, della Dottrina Cristiana, del Gruppo Missionario con partecipazioni all'Opera S. Infanzia,
all'Opera del Clero Indigeno e all'Opera Propagazione della Fede, etc.
Importanti
furono anche gli scontri con risvolti giuridici tra lo stato e la
chiesa, che a Belgioioso ebbero il nome della celebrazione della messa del comodo e
dell'opposizione all'incameramento da parte dello Stato dei beni dell'Opera Pia
Canatera, seconda metà del sec. XIX, in seguito al
concentramento delle opere
pie Canatera, Criminali, Zanella, Rizzi, De Bernardis.
Nel dicembre
dell'anno 1886, l'istituto delle suore canossiane, Figlie della
Carità, fondò a Belgioioso una casa di educazione e d'istruzione
per le giovanette e le giovani e un asilo per i bambini e le bambine della parrocchia, raggiungendo
la cifra di ben 15 suore che si occupavano di asilo, oratorio e scuola elementare femminile.
Poi vi si
stabilì l'istituto di don Guanella con 20 suore a gestire la Pia
Casa S. Giuseppe.
Ma per la
parrocchia il problema maggiore dell'Ottocento fu quello di accogliere
ben più numerosi fedeli
di quelli che si fosse pensato nell'anno 1644, quando la chiesa era
stata riedificata più grande.
A ciò
provvide un parroco "realizzatore" e intellettuale, don Pietro
Veneroni, che negli anni 1906-1907,
abbattuto il coro quadrato, ampliò da quella parte la chiesa,
allungandola quasi del doppio, così armoniosamente che le proporzioni sono in giusta
misura e la chiesa sembra sia stata originariamente concepita tutta quanta così. Non
mancarono opposizioni e contestazioni, raccontate con viva testimonianza nel "chronicon" del
parroco VeneroniIn
Archivio Parrocchiale, VII. O, cart. 37, reg. 2, in armadio 3, ripiano
7.(16)
All'ospedale
Dozzio sorto nel 1907 operavano come infermiere sette suore Ancelle
della Carità.
Ad inizio
secolo XX è da ricordare lo scontro tra don Veneroni e la Pia
Casa S. Giuseppe che gestì per un certo tempo anche l'Oratorio S.
Luigi di Belgioioso.
L'Azione
Cattolica, il Terz'ordine francescano e numerose altre forme
associative, fra cui il cinema parrocchiale dal 1920, la biblioteca e la squadra di calcio
dell'oratorio, chiamata "Constantes" negli anni Quaranta, furono sempre vive
dalla fine del sec. XIX e sino agli anni del dopoguerra, del boom e poi della contestazione, di cui
è un primo segnale il carteggio sulla gestione del cinema
dell'oratorio degli anni
Cinquanta del sec. XX.
Nell'anno
1928 la chiesa fu dotata da don Pietro Ghia di nuove campane in
sostituzione di quelle che avevano
subito lo sfregio giacobino.
Nel 1938 a
Belgioioso fu imponente la celebrazione del Congresso eucaristico fatta
da mons. Giovani Battista
Girardi.
La chiesa,
opera del popolo che ne è il Patrono, è un'espressione
della "Communitas" di Belgioioso, marcando nel tempo la politica della chiesa cattolica, fra
conflitti sociali, opposizione al socialismo, convivenza col fascismo e quindi
scelta di governo a sostegno del partito della Democrazia Cristiana. Tuttavia, anche a Belgioioso fu
fondamentale l'impegno e l'attivismo della chiesa nella politica
sociale: la
Società di Mutuo Soccorso degli Operai e Contadini eretta in
Belgioioso il 5 luglio 1861, la "Società Operaia Cattolica di Mutuo Soccorso
per la città e diocesi di Pavia sotto l'invocazione di S.
Giuseppe" sorta il 1
gennaio 1882, la cucina economica avviata nel 1902, la Lega del lavoro,
il Circolo Popolare, la
Sezione Elettorale che organizza la presenza cattolica alle elezioni
amministrative e politiche del 1908, le leghe dei genitori cattolici per l'insegnamento
catechistico nelle scuole elementari, le associazioni musicali e in particolare
la banda di S. Leonardo, quelle sportive e ricreative in contrapposizione a quelle laiche di
ispirazione socialista e anticlericale.
In seguito
alle proteste dei socialisti che avevano chiesto espressamente un
ospedale invece dell'ampliamento
della chiesa, don Veneroni suggerisce la costruzione dell'ospedale,
realizzato da Ugo Dozzio
nel 1907.
Negli anni
del fascismo si fa più intenso l'impegno religioso, mentre nel
dopoguerra torna a farsi sentire
l'impegno politico predicato dal pulpito, nelle celebrazioni liturgiche
e nella società civile a favore del partito della Democrazia Cristiana contro il "pericolo comunista", per la libertà religiosa e la democrazia, documentato in archivio
anche da una lunga sequela di nomi di elettori e di comunisti, a supporto dell'azione dei Comitati
Civici.
Negli anni
recenti si stempera l'attivismo politico, all'insegna delle grandi
aperture moderniste del concilio
ecumenico, del boom economico, del conflitto sociale e della
contestazione sino all'abrogazione del diritto di nomina del parroco da parte della
comunità, decretata dal vescovo nel 1994.
Così
la chiesa del nuovo millennio riprende con una rinascente
centralità, con nuove forme di associazionismo e iniziative
assistenziali e sociali o con quelle più prettamente liturgiche
e religiose.
Anche la
chiesa di Belgioioso, nata all'ombra del castello, resta lo specchio
della sua comunità, dei suoi conflitti e delle sue contraddizioni. Resta un
riferimento, una speranza, forse anche un conforto nel segno della fede e della
carità. E il suo archivio, riordinato e inventariato, ce la
consegna in una nuova
luce da indagare nelle sue fonti per riscoprire le radici secolari di
un'antica cristianità.
NOTE ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------
1- Cenni di storia tratti dalla tesi di
Luigia Suardi e dagli appunti del parroco don Pietro Veneroni sulla
storia di Belgioioso,
conservati nell'archivio archivio parrocchiale.
2- Aa.Vv., "Diocesi di Pavia", Ed. la Scuola, Brescia, 1995, pag.
156; Crotti Pasi "Il
sistema caritativo assistenziale: strutture e forme di intervento" in SP III/1, Milano, 1992, pag. 385.
Sulla canonica di S. Maria Gualtieri
sarebe auspicabile una ricerca storica
3- Sulla
chiesa e l'antico ospedale di S. Giacomo della Cerreta si veda
l'articolo "L'oratorio di S. Giacomo della Cerreta" di Hermes Balducci, 1932,
pubblicazione successiva a cura del Comune di Belgioioso, Lombardi
Editore, Corteolona, 1990.
4- Elenco
dei notai dell'Archivio Notarile di Pavia secondo l'ordine cronologico
dei loro atti:
1) Negri Pagano fu Umberto (atti del solo anno 1433)
2) Manzoli Giuseppe fu Giov. Paolo (1546-1582)
3) Rattazzi Filippo fu Agostino (1580-1596)
4) Rattazzi Domenico fu Galdino (1588-1598)
5) Manzoli Giovanni Michele fu Paolo (1586-1608)
6) Cesare Bombelli fu Pietro (1590-1592)
7) Barnaba Coppa fu Agostino (1602-1648)
8) Domenico Buccellatti (1707-1732)
9) Vecchio Domenico fu Giuseppe (1717-1732)
10) Giov. Guglielmo Valenti fu Mauro (1744-1792)
11) Gerolamo Criminali (1752-1766)
5- Cfr. in
Archivio di Stato di Milano, Fondo Culto Parte Antica, cart. 1710 -
Parte Moderna, cart. 2575.
6- L'atto di
donazione è attestato anche nel vol. I delle "Famiglie notabili milanesi", Milano, 1875.
7- Cfr pag. 342, nota 110, Xenio Toscani,
"La chiesa di Pavia in
età moderna",
in "Diocesi di Pavia", a cura di A. Caprili, A. Rimoldi, L. Vaccaro,
Editrice La Scuola, Brescia, 1995.
8- Cfr Luigia Suardi, tesi di laurea, ms.
op cit.
9- Cfr. Aa. Vv., Il mercato di Belgioioso, Grafica Belgioioso, 1997.
10- Come ci informa la
copia di un atto conservata nell'Archivio Parrocchiale di Belgioioso,
cart. 14, fasc. 1, segn. H-2.1
11- Forse
proveniente dalla chiesa di S. Giacomo della Cerreta, come dice Hermes
Balducci a pag. 6 del suo studio citato.
12- P.
Pavesi, Il Paratico
dei Pescatori, in
Bollettino della Società Pavese di Storia Patria, a. V, 1905.
13- Peccato
che questa indicazione, riportata da Luigia Suardi, non trovi conferma
nei registri di stato d'anime perché, per questo periodo, risultano
attualmente mancanti.
14- In
Archivio Parrocchiale con segnatura. H.2.1-9, cart. 14, fasc.1,
collocata in armadio 3, ripiano 3.
15- In
archivio vi è la cronaca di questo e altri interventi dal 1769
al 1809: Archivio Parrocchiale, cart. 18, fasc 1 in armadio 4, ripiano 3.
16- In Archivio
Parrocchiale, VII.O, cart. 37, reg. 2, in armadio 3, ripiano 7.